Performance: il volto di una gabbia di Alberto Salvetti

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con la collaborazione di Carlo Presotto e Nadir Bertacche; musiche originali su improvvisazione libera a cura di Enrico Casaro e Massimiliano Varusio, riprese di Danny Milano; fotografia a cura di Massimo Canova e Andrea Moret.

Ore 22:00
Carlo legge indicando la gabbia sul palco. Vogliamo parlarvi della Gabbia: è un oggetto, spesso di metallo o di legno limitante parzialmente o totalmente la libertà di animali in generale. Le dimensioni, i materiali e gli accessori all'interno della gabbia dipendono dal numero e dal tipo di animali che si trovano in essa.

Di solito vengono classificate per dimensioni noi oggi vi parleremo di gabbie trasportabili Come quella laggiù. Comincia ad arrivare la gabbia proveniente dalla Piazza Dei Signori verso il palco in Piazza Delle Poste.

Nel caso di animali di piccole dimensioni, quali sono gli animali domestici (per esempio gatti, cani, parrocchetti, canarini, conigli, o criceti) le gabbie possono essere trasportabili, quindi dotate di maniglia per il trasporto e di dimensioni contenute. Questi tipi di gabbie possono essere utilizzate anche per il trasporto degli animali durante i viaggi in aereo, per i quali è in genere necessario che le dimensioni della gabbia e il peso complessivo della gabbia e dell'animale non superino determinati valori limite.
Accessori Le gabbie devono prevedere al loro interno degli accessori che permettano all'animale di espletare le proprie funzioni vitali, ovvero: mangiare, bere, dormire, nidificare, ecc. Altri accessori invece hanno fini estetici o puramente ludici.

comincia la musica di violoncello (Massimiliano) e flauto traverso (Enrico)

Qui Carlo presenterà dei pezzi di "intervista". - Qui di seguito vi leggerò alcuni tratti dell'ultima intervista fatta ad Alberto Salvetti scultore attivo nella nostra città dal 1998. Quello nella gabbia è lui, e così ci ha detto:

Porto la mia gabbia. Ogni essere è libero di scegliere o lasciare la propria quando vuole.
Alle volte è una gabbia pesante ma necessaria per inserirsi in una società che ha bisogno di catalogare, di schedare. Altre volte è una prigione che ci detiene con forza dove non vorremmo essere e allora abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri per trovare la via d’uscita. La gabbia è anche una protezione da ciò che è diverso, straniero, da ciò che non si capisce e ci può uccidere, ma si impiega tempo per conoscerla. Malgrado sia così stretta, per trascinarsi con lei bisogna essere allenati. La nostra gabbia è come un corpo sociale, uno stato dell'essere, c'è, è naturale e non si vede.

Tu parli di gabbia ma c’è chi parla di maschere....

Si, la gabbia è una condizione, la maschera è un gioco, una forma, qualcosa di intimo, un vestito.

Qual’è la tua maschera, qual’è la tua gabbia?

Mi sono ingabbiato nella casella dell’artista e la mia maschera sono la mia pelle e il mio pelo. In molti mi dicono- siii, si vede che sei un artista, tu hai i capelli lunghi, tu hai la barba!! - Invece porto la barba e capelli perché è l’unica immagine che avevo da piccolo quando immaginavo la mia adultità. Quando mi trascinavano in chiesa a Santa Croce stavo un’ora a guardare il soffitto coi santi barbuti e pelati e quello che mi piaceva di più fra loro era il volto del Cristo ligneo. Mi sembrava che qualsiasi persona avrebbe potuto essere come Lui e che essere uomini fosse anche più semplice perché chi avesse voluto avere il suo volto bastava che si facesse crescere barba e capelli. A quel tempo i volti degli uomini con barba e capelli lunghi si assomigliavano tutti. Poi mi è stato insegnato a distinguere, perché negli anni 80 / 90 avevano barba e capelli lunghi solo le Brigate Rosse, i tossici, i barboni o i cow boy. A diciotto anni è stata una grande conquista personale avere il coraggio di indossare barba e capelli lunghi e riuscire a farmi rispettare come persona pulita. (5 min trascorsi)

La gabbia è arrivata, viene fatta ruotare, io uscirò in giacca e cravatta. Carlo chiede: Ok c'è un barbiere tra il pubblico? e sale Nadir che "casualmente" avrà con sè tutto il necessario per tagliarmi barba e capelli.

Mi svestirò, e lui farà il taglio dei capelli e della barba che verranno versati dentro ad un'urna di terra cotta. Carlo continuerà a leggere durante il taglio... musica atto 2

Carlo Legge: Normalmente con le tue performances parli di figure angeliche mezze uomo e animale, o come uomo di fango. Perché in questa performance non vieni vestito di fango?

Beh qui c’è gente che soffre davvero ogni giorno e mi sarei sentito un buffone venire a pavoneggiarmi come "uomo di fango", che in questo contesto invece del contatto con la natura avrebbe apostrofato solo lo sporco della strada. Ho pensato che per venire dovevo rinunciare a qualcosa, mettermi in gioco seriamente. In quest’ultimo anno io ho puntato tutto sulla mia immagine. Allora l’unica cosa da fare è rinunciare proprio a quello, sacrificare qualcosa di vero per ricordarmi il mio stare qui adesso e ricordarlo per mesi. Devo rinunciare alla mia immagine e conosco un solo modo per farlo. E’ da 22 anni che non vedo la pelle del mio mento e non raso i capelli. Così lo farò adesso. Per me non è facile, vivrò una crisi: sarà antipatico anche dover ricordare chi sono e che sono io a mio figlio, a mia moglie (che mi hanno sempre visto con la barba), ad alcuni galleristi che dovrebbero venire a trovarmi nello studio, a me stesso. Con la mia azione costruirò una crisi, spezzerò l’incanto di una gabbia in cui sto comodo, e dovrò uscirne per cercarne un’altra. (10 Min trascorsi)

Indosserò i nuovi abiti: un impermeabile grigio ed un berretto di lana verde, entrerò nella nuova gabbia e me ne andrò. Tornerò solo per dormire in piazza, dopo un'ora.

Carlo: In definitiva qual'è il messaggio che desideri esprimere?

La gabbia non è da intendersi come un oggetto ben definito ma è il simbolo della nostra condizione umana, sono i paletti che decidono i confini spirituali entro cui possiamo muoverci. Ogni persona ingabbiata in un certo tipo di situazione può uscirne, da sola o con l’aiuto di qualcuno. Le gabbie si possono cambiare, ma per farlo dobbiamo mettere in "crisi" un sistema. La crisi porta dolore e la sofferenza è scomoda quindi è proprio il dolore a permetterci il cambiamento per cercare una nuova stabilità. Sempre e comunque. Ogni condizione umana fa parte della natura e in natura ciascun essere ha un lato in ombra e uno in luce. Se aspettiamo il giorno in cui le ombre si vedono bene possiamo sempre vedere anche la luce e questo per me significa che abbiamo sempre la possibilità di scegliere come migliorare noi stessi ed il nostro passaggio su questa terra anche attraverso le nostre parti in ombra.
Le gabbie, i capelli e la barba sono solo spettacolo, simboli, ma quello che vorrei seminare è speranza, non fine a se stessa, ma pungolare affinché la gente senta che qualcosa può cambiare, anche se tutto inizialmente pare essere partito da un gioco.

data progetto: 
28/09/2012